Mu Shin Kan – Scuola Zen di arti marziali: una cosa della quale non si sentiva alcun bisogno.

Che cosa sarà mai una scuola zen di arti marziali? E a cosa dovrebbe servire?

Dopo il boom delle arti marziali e il boom della meditazione (guru al seguito). Dopo il boom dell’equilibrio psico-fisico e della scoperta dell’energia. Tanti boom e tanti floop.

In un mondo dove siamo tempestati dalle proposte (che alla fine vogliono solo i nostri soldi), sommersi dalle “novità”, adescati dall’originalità, è diventato tutto un luogo comune.
Di arti marziali ce ne sono in giro un sacco e di tutte le provenienze geografiche; servono almeno a non farsi sparare dal vicino di casa o dagli extracomunitari (a scelta secondo le convinzioni di ciascuno)?
Addirittura una scuola zen: l’ennesimo gruppo di fanatici religiosi oppure di confezionatori di esperienze mistiche evanescenti, spacciatori di sedativo per l’anima; sperano di far concorrenza agli spacciatori o alle farmacie?

Si è già visto, non è la prima e purtroppo non sarà neanche l’ultima … eppure siamo qua. Ecco un sito: proposte, riflessioni, corsi, foto; insomma un po’ di stimoli per un paio di sensi.

Vedete per chi vi scrive le contraddizioni non sono solo quelle del preambolo, la contraddizione è scrivere/comunicare un’esperienza, un’esperienza che per definizione può essere solo “provata” (una lezione gratuita di prova, oddio non c’è fine alle trappole del marketing) dirò allora meglio: vissuta.
Mi sono messo in un bel casino devo scrivervi di ciò che amo, che ha contribuito a dare un senso alla mia vita e contemporaneamente per rispetto della COSA di cui devo parlare, devo dire di diffidare delle parole, dei discorsi: devo affermare che è importante solo la pratica.
Per ora me la cavo così: questo è un invito a condividere un’esperienza insieme. Questo è un invito a condividere una parte della Via (la nostra vita) insieme. E’ un invito a fare questo percorso utilizzando due strumenti formidabili (zazen e katori) nati molti anni fa in oriente, affinati nella forma che usiamo in Giappone. Due strumenti utili a tutti anche alle donne e agli uomini occidentali, della nostra città di Milano.
E’ un invito a farlo abbandonando pregiudizi o preconcetti (non vi verrà chiesto di sottoscrivere nessuna tessera religiosa politica o ideologica) a farlo solo con curiosità, la curiosità di provare senza “conoscere” troppo, fidandovi dell’atmosfera che si respira nel dojo.

Al prossimo incontro
Carlo Hogaku Faleschini